        La prima tappa europea di Jerez, ormai imminente, potrebbe segnare un momento di svolta importante per la stagione, e non solo. La sfavillante cavalcata di inizio anno di Pedro Acosta, caratterizzata ed impreziosita dai due consecutivi podi raggiunti a Portimao e ad Austin, potrebbe raggiungere a Jerez un nuovo luminoso apice, rappresentato dal gradino pi&ugrave; alto del podio. Se alla vigilia del campionato accostare il termine ed il concetto di vittoria al rookie delle meraviglie di Mazarr&ograve;n era sinonimo di fantascienza applicata alla classe regina, per quanto gi&agrave; consci del potenziale dello stesso, adesso sembra quasi superfluo analizzarne la fattibilit&agrave;; a dimostrazione dello straordinario talento messo in scena attraverso un arsenale degno di un predestinato. La pista spagnola di Jerez, da sempre teatro benevolo per Acosta, potrebbe regalargli il primo sigillo, in virt&ugrave; di uno stato di forma straripante e di una tendenza, gi&agrave; intensa e formata, nel riuscire a battagliare per la prima posizione insieme ai grandi della categoria, senza alcun timore reverenziale.&nbsp; Pronostici MotoGP, Acosta dato (gi&agrave;) per vincente a Jerez? Occhio a Marquez Acosta punta Marquez, intento a soffiargli il record Un'idea ronza nella testa del campione del mondo in carica della Moto2 sin dal primo momento in cui &egrave; salito in sella alla MotoGP; strappare il record vincente di precocit&agrave; a Marc Marquez, relativamente al pilota pi&ugrave; giovane di sempre in grado di vincere un Gran Premio in classe regina. L'otto volte iridato di Cervera detiene al momento il primato grazie al successo ottenuto ad Austin nel 2013 all'et&agrave; di 20 anni e 63 giorni; per sottrarglielo, Acosta dovr&agrave; salire sul gradino pi&ugrave; alto del podio entro il GP del Sachsenring, un'impresa divenuta alla portata nelle ultime settimana, alla luce delle prestazioni e dei risultati fin qui manifestati.&nbsp; A basare le suddette convinzioni ci sono delle realt&agrave; fattuali che al momento rendono Acosta in lizza per la vittoria in ogni gara: da un lato la velocit&agrave; espressa in ogni turno fin qui disputato, dall'altro una spiccata propensione per l'apprendimento, dalla gestione delle gomme, all'analisi della gara, fino alle manovre da attuare in bagarre. La parabola ascendente del pilota di Mazarr&ograve;n assomiglia fortemente a quella dei suoi illustri predecessori, con i quali &egrave; spesso paragonato, sintomo di un'aspettativa sempre crescente che a Jerez pu&ograve; concretizzarsi nel migliore dei modi&nbsp; La prima vittoria dei campioni del passato L'aver conquistato due podi nelle prime tre gare della sua carriera in classe regina, inserisce Acosta in una ristretta ed elitaria cerchia di piloti; vincere a Jerez significherebbe continuare ad aumentare un'alone di predestinazione gi&agrave; intenso. Quasi tutti i campioni dell'era moderna della classe regina sono riusciti a trionfare in almeno un GP nel loro anno da rookie. Valentino Rossi ci riusc&igrave; nel 2000 al nono tentativo, a Donington Park, precedendo al traguardo Kenny Roberts jr e Jeremy McWilliams, mentre ancora meglio fece Daniel Pedrosa, vincitore in Cina nel 2006 davanti a Nicky Hayden e Colin Edwards. Anche Jorge Lorenzo riusc&igrave; nell'impresa, nel 2008, quando alla terza gara in calendario, in Portogallo, batt&egrave; Daniel Pedrosa e Valentino Rossi. Vittorie all'esordio anche per Jorge Martin, che nel 2021 in Austria ebbe la meglio su Joan Mir e Fabio Quartararo e, ovviamente, per Marc Marquez, che come detto vinse ad Austin nel 2013, alla sua seconda gara in classe regina (battendo Daniel Pedrosa e Jorge Lorenzo). Il record in tal senso appartiene a Max Biaggi, l'unico pilota della storia in grado di vincere nell'ananta da rookie nella gara d'esordio; ci riferiamo al GP di Suzuka del 1998, in cuo il pilota romano taglio&ograve; il traguardo per primo davanti a Tadayuki Okada e Noriyuki Haga.  Sprazzo o crescita reale? Vinales a Jerez per la conferma definitiva        

Il rookie spagnolo arriva in Andalusia sospinto dalla forte convinzione di poter vincere la sua prima gara in classe regina

MotoGP: a Jerez l'appuntamento con la storia? L'attacco di Pedro Acosta

        Il 18 aprile non &egrave; una data come le altre per il motomondiale e pi&ugrave; specificatamente per la MotoGP. Esattamente vent'anni fa, sul circuito di Welkom, in Sudafrica, andava in scena una delle gare pi&ugrave; iconiche, simboliche e intense della storia della classe regina, tra i due piloti pi&ugrave; importanti di quell'epoca, Valentino Rossi e Max Biaggi, protagonisti di una delle rivalit&agrave; pi&ugrave; dure e sane del motorsport. Una serrata battaglia a suon di sorpassi che si protrasse dall'inizio alla fine della corsa. Ci&ograve; che rese memorabile quell'evento furono i protagonisti coinvolti e le loro narrazioni, uno scontro epico tra due personalit&agrave; rivali e contrastanti, ciascuna con uno stile di guida unico, su moto storicamente concorrenti come Yamaha e Honda. Il Gran Premio di Welkom del 2004 &egrave; rimasto impresso nella memoria come una delle corse pi&ugrave; entusiasmanti di sempre, in virt&ugrave; anche di due personalit&agrave; cos&igrave; diverse nella loro sostanza ma cos&igrave; uguali in relazione alla spasmodica ricerca della vittoria. Vittoria mancante in MotoGP dal 2022: Jerez chiama la KTM Il duello che segn&ograve; un'epoca Valentino Rossi, dopo aver lasciato la Honda alla fine del 2003 dopo tre titoli mondiali consecutivi, si un&igrave; alla Yamaha con l'obiettivo di dimostrare di poter vincere anche su una moto considerata inferiore. Sebbene il suo talento non fosse mai stato messo in discussione, pochi si aspettavano ci&ograve; che avvenne a Welkom. A rendere leggendaria la vittoria del nove volte iridato, la prima in sella alla Yamaha, fu il valore aggiunto che diede il duello con Max Biaggi. La gara fu una celebrazione del talento dei due piloti, che si sfidarono strenuamente isolandosi dagli altri per creare un capolavoro sportivo. Gli ultimi giri rimarranno nella storia dello sport, con Rossi che alla fine prevalse per appena 210 millesimi. Una delle immagini pi&ugrave; iconiche del motomondiale Nel raccontare la sua storia nel motomondiale Valentino Rossi non ha mai nascosto che la sua vittoria preferita tra le 115 ottenute in carriera &egrave; proprio quella di Welkom. Questa vittoria, per il significato che racchiude, conferm&ograve; le convinzioni di Rossi sul ruolo predominante del pilota rispetto alla moto per la vittoria, nonostante l'avanzamento della tecnologia. Il passaggio dalla competitiva Honda alla meno performante Yamaha simboleggiava questa consapevolezza, e vincere proprio al debutto contro la moto giapponese segn&ograve; in modo indelebile questa visione delle corse. Iconica &egrave; divenuta nel tempo anche l'immagine di Rossi seduto accanto alla sua M1 dopo aver tagliato il traguardo per primo. L'immagine del dottore mentre "bacia" il suo "46" giallo, &egrave; diventata un simbolo non solo per i tifosi italiani, ma per gli appassionati di motociclismo in generale.  Pedro Acosta sempre pi&ugrave; faro della MotoGP: altri due record infranti        

Il 18 aprile 2004 and&ograve; in scena una delle gare pi&ugrave; belle ed iconiche del motomondiale, tra le pi&ugrave; importanti della carriera del 9 volte iridato

MotoGP, rewind: vent'anni fa la storica vittoria di Valentino Rossi in Yamaha

        L&rsquo;iconica livrea con la quale Max Biaggi e Shin'ya Nakano portarono al debutto la RSV4 nel mondiale Superbike torna a rivivere grazie ad una serie limitata che la casa di Noale ha presentato in occasione del round americano del motomondiale. SBK, ESCAMEZ: "HONDA, ULTIMI MA NON PER MOLTO" Edizione limitata ad effetto nostalgia L&rsquo;Aprilia RSV4 ha rappresentato la casa veneta nel WorldSBK per una decade, a partire dalla stagione del debutto nel 2009 al 2018, ultimo anno in cui furono schierate per tutta la stagione le moto di Noale dal team Milwaukee. In questi dieci anni Aprilia ha lasciato il segno riuscendo a conquistare sette titoli mondiali (tre piloti e quattro costruttori), 44 successi di manche e 102 podi. Quando nel 2008 venne annunciato il ritorno di Aprilia nel mondiale Superbike nessuno si sarebbe immaginato che quella che avrebbe esordito da li a pochi mesi sarebbe stata una delle moto pi&ugrave; vincenti della storia del WorldSBK. La prima stagione inizi&ograve; con Max Biaggi in grado di salire sul podio gi&agrave; alla seconda gara in Qatar, pista dove un paio d&rsquo;anni prima vinse al debutto tra le derivate di serie, poi nella fase centrale del campionato tanti piazzamenti in top10 ma anche complice il duello al vertice tra Ben Spies e Noriyuki Haga la vittoria sembrava non riuscire ad arrivare. A Donington Max torna sul podio, in seconda posizione mettendosi proprio tra i due rivali al titolo prima che le ostilit&agrave; si spostino a Brno. La pista ceca per la sua conformazione &egrave; sempre stato uno dei terreni di caccia preferiti del corsaro, in Gara1 il pilota romano sfrutta la strada lasciata spianata dalla caduta di Ben Spies per involarsi in solitaria verso il primo successo della casa di Noale nel WorldSBK con la Aprilia RSV4. Era il 26 luglio del 2009 e oggi Aprilia decide di festeggiare i 15 anni dal primo successo con la RSV4 Factory SE-09 SBK. Di base &egrave; una Aprilia RSV4 Factory a cui la casa di Noale ha aggiunto di serie il parafango anteriore una coppia di prese d&rsquo;aria per i freni in carbonio. Accanto alla sportiva, Aprilia ha presentato anche la Tuono V4 Factory SE-09 SBK, la hyper-naked che come la SBK Replica si &egrave; tinta degli stessi colori della moto con cui Max Biaggi ha conquistato il primo successo nel mondiale Superbike.   Aprilia quanto manchi Quello &egrave; stato solo il primo di tanti successi, sia per Max che per la casa di Noale. Biaggi infatti nella stagione successiva con la RSV4, questa volta con un&rsquo;altra iconica livrea quella della compagnia aerea di bandiera italiana, conquister&agrave; dieci successi di manche ed il suo primo titolo mondiale SBK. Max Biaggi si ripeter&agrave; due anni pi&ugrave; tardi mentre nel 2014 a centrare il terzo titolo piloti per la casa di Noale fu Sylvain Guintoli. Ai tre titoli mondiali piloti, Aprilia ha sommato anche quattro costruttori, il primo nel 2010 aggiungendo poi il tris consecutivo tra il 2012 e il 2014. Negli ultimi anni Aprilia ha smesso di produrre la RSV4 1000 passando all&rsquo;attuale RSV4 1100 Factory che per&ograve; non pu&ograve; partecipare al WorldSBK (parteciper&agrave; invece alla classe STK del FIM Endurance World Championship grazie alla collaborazione tra il Team Aviobike e Revo-Nuova M2 Racing). L&rsquo;edizione limitata presentata da Aprilia ad Austin fa salire il rimpianto di molti appassionati che non possono pi&ugrave; sostenere la casa di Noale nel WorldSBK, sperando che in futuro i regolamenti consentano alla casa veneta il ritorno in uno dei campionati dove pi&ugrave; ha fatto storia.  SBK, PETRUCCI: "UNA DELLE CADUTE PI&Ugrave; SPAVENTOSE DELLA MIA VITA"       

Ad Austin la casa di Noale ha presentato una nuova edizione limitata della propria superbike per celbrare i 15 anni dalla prima vittoria nel mondiale delle derivate di serie

Aprilia celebra il primo successo in SBK con la RSV4 Factory SE-09 SBK

        Come previsto, e per certi versi forse anche in maniera ancor pi&ugrave; prepotente rispetto alle gi&agrave; alte aspettative della vigilia, l'esordio in MotoGP di Pedro Acosta ha aggiunto alla griglia della top class un pilota, oltre che un personaggio, destinato a dominare il futuro della top class. In sella alla KTM del team GasGas, (non la moto pi&ugrave; competitiva dell'intero lotto) il rookie spagnolo ha impressionato per stile di guida, coraggio ed esuberanza, anche mediatica, conquistando la nona posizione in Qatar dopo aver intensamente flirtato con il podio per buona parte di gara e aver condotto il primo affondo nei confronti di Marc Marquez; e poi il primo podio di carriera a Portimao. La corsa portoghese rappresenta al momento il pi&ugrave; esaustivo biglietto da visita circa l'immenso potenziale dello spagnolo, rapidissimo nell'apprendimento della gestione degli pneumatici e inesorabile in un approccio alla gara in cui ha mostrato tutta la sua crudelt&agrave; agonistica. Al fine di conquistare gi&agrave; alla seconda gara di carriera il primo piazzamento sul podio, il campione del mondo in carica della Moto2 non ha subito particolari effetti pratici o emotivi derivanti dalla presenza in bagarre n&egrave; del campione in carica Pecco Bagnaia, n&egrave; tantomeno dell'otto volte iridato Marc Marquez. Proprio nei confronti del pi&ugrave; blasonato connazionale, Acosta sembra aver posto particolare attenzione, non facendo sconti e anzi prendendosi dei rischi, punzecchiandolo in Qatar e affondando il colpo in entrambi i round fin qui svolti. La reazione di Marquez all'euforica sfrontatezza di Acosta e al suo talento, fino ad ora &egrave; stata caratterizzata da sorrisi e frasi quasi da mentore, eppure, la situazione &egrave; destinata a modificarsi, come insegnano le storiche rivalit&agrave; della classe regina del recente passato e come prefigura la diversti&agrave; caratteriale dei due iberici. MotoGP, ad Austin l'occasione del riscatto per Marini, Bezzecchi e Morbidelli Cosi come Rossi, il meteorite Acosta ha impattato sulla MotoGP Esuberante, politicamente scorretto e sovversivo nei confronti della gerarchia della top class, fino al suo arrivo saldamente rispettata. Il meteorite Acosta ha impattato sulla MotoGP, in un modo estremamente simile a quanto fatto vedere da Valentino Rossi, nel 2000, quando approd&ograve; in 500 ribaltando i canoni dell'ancien r&eacute;gime del motomondiale, tanto in pista quanto in relazione al rapporto con i media. Le recenti esternazioni di Acosta, facente parti di un chiaro progetto di attacco al potere detenuto dal nome e dalla reputazione di Marquez, prima ancora che il suo talento ricordano molto quello che fece lo stesso pilota Gresini quando, sin dalla prima gara disputata (Qatar 2013), strinse nel suo mirino lo stesso Valentino Rossi. Un antico rituale, datato quanto lo sport stesso, e non a caso richiamante il modus operandi del mondo animale, nel quale il giovane, arrembante e accentratore di un preciso destino assegnatogli dal suo stesso talento nonch&eacute; dalla sua giovanile sete di affermazione, attacca il riferimento del branco. Destinati a scontrarsi Il carattere solare, il viso furbo e positivamente malizioso, di concerto al suo estroverso modo di guidare che ne riflette le caratteristiche sopracitate, stanno facendo lievitare i paragoni con Valentino Rossi, ancor pi&ugrave; che con Marquez. Quando il futuro nove volte campione del mondo sbarc&ograve; tra i grandi della classe regina (e per la verit&agrave; anche prima, quando correva nelle categorie minori), inizi&ograve; l&rsquo;opera di rottura dell&rsquo;equilibrio creato dall&rsquo;attore protagonista principale in Italia e non solo, Max Biaggi. Il tutto utilizzando le stesse armi che, oggi, adopera Acosta, spavaldo e per niente intimorito (anzi, galvanizzato) dalle apparizioni televisive e dalle telecamere. Allo stesso modo, dunque, Acosta mira a detronizzare il connazionale di Cervera, quest'ultimo agguerrito e senza dubbio pronto ad una rivalit&agrave; destinata ad accendersi nel corso della stagione. Tra due piloti che, come fu per Rossi e Biaggi, hanno gi&agrave; dimostrato di accendersi (per ora con il sorriso) nel momento in cui incrociano le rispettive ruote in pista. Allo stesso modo di Rossi ai danni di Biaggi tra la fine degli anni 90' e l'inizio degli anni 2000', la simpatia di Acosta sta spopolando tra fan e addetti ai lavori; inoltre l'aver accettato con relativa leggerezza il ruolo di predestinato, riuscendo a cavalcare apparentemente in modo perfetto tale onda (altra peculiare affinit&agrave; con Valentino Rossi), risulta essere un'arma particolarmente affilata da scagliare contro Marquez.&nbsp;&nbsp;  Liberty Media, Suppo: "MotoGP diversa dalla F1, ma dal potenziale enorme"        

La nuova rivalit&agrave; spagnola assomiglia in molti tratti allo storico dualismo tutto italico che caratterizz&ograve; i primi anni 2000

MotoGP, il giovane ed il vecchio: Acosta-Marquez come Rossi-Biaggi

        Accanto a grandi piloti del calibro di Giacomo Agostini, Valentino Rossi, Dani Pedrosa, Max Biaggi, Nicky Hayden e tanti altri presto ci sar&agrave; un nome che ha avuto un impatto molto importante sul Motociclismo pur non avendo mai calcato le piste come pilota. Stiamo parlando di Mike Trimby, fondatore e CEO di IRTA, l&rsquo;Associazione dei Team, scomparso nel corso del weekend di Misano dello scorso settembre all&rsquo;et&agrave; di 74 anni. Il suo nome verr&agrave; inserito nella MotoGP Hall of Fame quale figura chiave del motociclismo, una persona che ha avuto e svolto un ruolo determinante nell&rsquo;evoluzione di quella che &egrave; diventata la MotoGP.&nbsp; Mike sar&agrave; quindi il primo non pilota a ricevere l&rsquo;ambito riconoscimento, ad oggi a panaggio solo dei piloti che hanno portato il Motomondiale a grandi livelli. Riconoscimento che sua moglie ricever&agrave; durante la cerimonia che si terr&agrave; nel weekend del Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone.&nbsp; La carriera di Trimby in breve  Trimby inizia come pilota e meccanico negli anni sessanta per poi diventare un addetto ai lavori dalla fine degli anni settanta. La svolta vera arriva tra l&rsquo;inizio e la seconda met&agrave; degli anni 80: nel 1982 diventa ufficialmente rappresentante dei piloti e nel 1986 d&agrave; vita all&rsquo;IRTA, l&rsquo;Associazione delle Squadre. Da quel momento l&rsquo;IRTA diventa parte integrante del Motomondiale e gli enormi progressi in fatto di sicurezza sono in gran parte merito dello stesso Trimby. Con l&rsquo;inizio della collaborazione tra FIM, IRTA e Dorna Sports nel 1992, le basi gettate dall&rsquo;IRTA nel decennio precedente diventano sempre pi&ugrave; importanti, i team ed i piloti hanno sempre pi&ugrave; voce in capitolo sulle decisioni del futuro del Motomondiale.&nbsp; Le parole della moglie di Trimby ed Ezpeleta  A margine dell&rsquo;annuncio hanno parlato Irene Trimby, ex moglie di Mike e Carmelo Ezpeleta, CEO di Dorna&nbsp; Irene Trimby ha dichiarato: &ldquo;Mike sarebbe stato molto onorato di ricevere questo prestigioso riconoscimento. Chi lo conosceva sa che nemmeno lui se lo sarebbe aspettato. &Egrave; meraviglioso che il suo lavoro e la sua eredit&agrave; vengano riconosciuti in questo modo. Sono certa che sarebbe stato un po' imbarazzato nel vederci organizzare una cerimonia per lui! Rappresenta qualcosa di molto speciale anche per me, come per tutti coloro che hanno lavorato a stretto contatto con lui e continuano a sentire la sua mancanza. Grazie di cuore.&rdquo; Carmelo Ezpeleta, invece, ha detto: "Il contributo di Mike ai Gran Premi &egrave; stato davvero monumentale. Siamo orgogliosi di vederlo entrare nella Hall of Fame. Da quando &egrave; nato, il concetto di MotoGP&trade; Legend &egrave; sempre andato al di l&agrave; dei numeri. Non vengono considerati solo criteri basati sulle semplici vittorie nelle gare o nei Mondiali, ma anche il contributo offerto allo sport a tutto tondo, sia fuori che dentro la pista. Giusto quindi che Mike diventi la prima persona onorata solo per il suo impatto come addetto ai lavori. Sar&agrave; un onore inserire Mike nella Hall of Fame. Ci manca molto. Continuiamo a correre in sua memoria".       

Il fondatore e CEO di IRTA, scomparso lo scorso settembre a 74 anni, sar&agrave; il primo non pilota ad essere introdotto nell&rsquo;Arca della Gloria del Motomondiale

Mike Trimby entrerà nella Hall of Fame della MotoGP

        Se il Qatar ha prepotentemente levato il velo dagli occhi circa la rapidit&agrave; d'apprendimento di Pedro Acosta alla MotoGP, Portimao ha prematuramente svelato le enormi potenzialit&agrave; del 19enne pilota di Mazarron, autore di una prestazione da antologia, che gli ha portato il primo podio della sua carriera in top class, facendolo diventare il terzo pilota pi&ugrave; giovane di sempre a raggiungere tale obiettivo. L'hype generato dall'arrivo dello spagnolo, impreziosito e giustificato dai titoli mondiali vinti in Moto3 e Moto2 nel giro di soli tre anni, &egrave; stato ulteriormente confermato dalla mole di gemme che lo spagnolo ha manifestato in pista. Dal lucido e maturo approccio alla gara alla prestazione secca, cos&igrave; come il passaggio dalla Q1 alla Q2, avvenuto con una facilit&agrave; disarmante ed infine una furia agonistica nettamente sopra la media coadiuvata da una gestione degli pneumatici che nell'arco di sole due settimane lo spagnolo ha imparato ad affinare.Che si tratti di un pilota fuori dal comune e che ci si trovi dinnanzi ad un talento generazionale destinato a segnare in maniera indelebile la top class &egrave; ormai chiaro.  Bagnaia vs Marquez: orgoglio ed imprudenza I record di Pedro Acosta Sono gi&agrave; due i record ad essere stati infranti dal giovanissimo pilota di Mazarron, uno per gara. In Qatar Acosta ha rubato a Fabio Quartararo il primato di pilota pi&ugrave; giovane di sempre a realizzare il giro pi&ugrave; veloce in gara, (19 anni e 290 per il pilota KTM); mentre a Portimao lo spagnolo &egrave; diventato il terzo pilota pi&ugrave; giovane a conquistare il podio nella storia della top class, essendo preceduto solamente da Randy Mamola ed Edoardo Salatino. L'americano conquist&ograve; il podio a 19 anni, 8 mesi e 19 giorni precedendo Barry Sheene, in occcasione del GP della Finlandia nella corsa vinta da Boet Van Dulmen.&nbsp;Salatino conquist&ograve; la piazza d'onore del GP d'Argentina del 1962 (corsa disertata dai piloti europei), all'et&agrave; di 19 anni, 9 mesi e 1 giorno. Aver raggiunto il primo podio in top class alla seconda gara disputata sopraeleva Acosta rispetto ad una serie di nomi illustri della MotoGP, tra cui Valentino Rossi, capace di agguantare il podio alla quarta gara della sua stagione da matricola. Pi&ugrave; Rossi che Marquez: lo stile di Pedro Acosta In tempi recenti solo Daniel Pedrosa, Marc Marquez, Max Biaggi e Jorge Lorenzo hanno fatto meglio, salendo sul podio alla prima apparizione in MotoGP\500. All'esordio, nel 2006, Pedrosa conquist&ograve; la seconda posizione alle spalle di Loris Capirossi in occasione del GP di Jerez; Marquez fin&igrave; in terza casella in Qatar nel 2013 dietro Jorge Lorenzo e Valentino Rossi; Jorge Lorenzo conquist&ograve; la piazza d'onore nel 2008, sempre in Qatar, dietro il vincitore, Casey Stoner; mentre Max Biaggi riusc&igrave; nell'impresa di vincere, nel 1998, precedendo al traguardo, a Suzuka, Tadayuki Okada e Noriyuki Haka.  Accostamenti impegnativi ma che al momento riflettono alla perfezione il valore e le potenzialit&agrave; del giovane spagnolo, che nel saliscendi di Portimao ha manifestato un'esuberanza ed una variet&agrave; di guida da predestinato. Staccate poderose, sorpassi decisi e fantasiosi; nel modo di approcciare alla corsa e specificatamente alla rimonta messa in scena che l'ha portato sino alla terza posizione, Acosta, da tutti riconosciuto come l'erede di Marc Marquez per pi&ugrave; aspetti, ha ricordato Valentino Rossi; un paragone che trova la sua fondatezza nelle estrose traiettorie, nel modo di stare in sella e nella tipologia di sorpassi e staccate.  MotoGP: Marini-Honda, inizio da incubo. Ma Luca ci crede        

Lo spagnolo a Portimao ha dato sfoggio di tutto il suo talento e nelle prime due gare dell'anno ha gi&agrave; infranto due record

Acosta da record: è il terzo pilota più giovane di sempre a centrare il podio

        Il numero uno sulla carena pu&ograve; essere un peso, ma spesso anche una corazza dalla quale trarre forza e vantaggio. Pecco Bagnaia lo ha dimostrato in Qatar, mettendo insieme una corsa da vero campione del mondo in carica, e solo chi ha provato le brezza di esibire quel numero pu&ograve; forse calarsi davvero nei suoi panni. Ad esempio Luca Cadalora, che nel 1992 riusc&igrave; a confermarsi campione della 250 con l&rsquo;uno sulla carena, nonostante una Honda meno performante rispetto alle Aprilia &ndash; tra gli altri &ndash; di Loris Reggiani e Max Biaggi.&nbsp;&ldquo;Il primo pensiero dopo la gara di domenica &egrave; stato per Bagnaia &ndash; racconta Cadalora - che &egrave; stato impressionante. Ha sorpreso tutti, facendo tutto in modo perfetto: al via ha voluto azzardare, soprattutto con i sorpassi, ma tutto con una sicurezza incredibile. Mi &egrave; piaciuto&rdquo;.&nbsp;Bagnaia ha messo in atto un piano quasi folle sulla carta. Quanta differenza fa in termini di sicurezza l&rsquo;aver gi&agrave; vinto in passato?&nbsp;&ldquo;Una convinzione del genere &egrave; parte del bagaglio che regala la vittoria. Pecco &egrave; molto lucido ed analitico: sapeva che poteva farlo e ha compiuto le scelte giuste. E&rsquo; emerso un capolavoro, dato che poi non c&rsquo;&egrave; stato nulla da fare per nessuno&rdquo;. Cadalora: "La vittoria &egrave; soprattutto di Bagnaia"  E&rsquo; stato pi&ugrave; ragioniere o pi&ugrave; talento?&nbsp;&ldquo;Di ragioniere non ha avuto nulla ieri (ride ndr). Credo che Pecco sia un ragioniere quando non &egrave; in sella, dato che nel box chiede e lavora tanto, comunicando bene le sue impressioni alla squadra. Ovviamente c&rsquo;&egrave; un lavoro di squadra, ma serve una guida e questa deve essere il pilota. Bagnaia ha fatto la differenza in gara, in una MotoGP dove le differenze tra i piloti sono minime. E&rsquo; una vittoria soprattutto sua&rdquo;.&nbsp;Come ti spieghi la reazione di Pecco dopo la Sprint?&nbsp;&ldquo;Avere una reazione del genere &egrave; sintomo di fiducia, sia nelle tue capacit&agrave; che in quelle della squadra, che pu&ograve; lavorare su cosa ti ha frenato il giorno prima. Vuole dire avere tutto sotto controllo, dopo un sabato al quale ha reagito nel modo giusto&rdquo;. Passa alla prossima pagina &nbsp; Oggi in MotoGP sembra sempre pi&ugrave; fondamentale passare subito in testa, per evitare aumenti di temperatura e pressione. Come giudichi la deriva tecnica presa dalla classe regina?&nbsp;&ldquo;Il livello attuale delle moto ci ha un po&rsquo; tolto quello che ci ha fatto entusiasmare in passato, in primis le rimonte. Oggi sono difficili da vedere, mentre in passato erano spettacolari, ma occorre fare i conti con il presente, non serve ripensare al passato. Oggi la MotoGP &egrave; bella, forse in un altro modo: non c&rsquo;&egrave; il margine per fare alcune cose, ma &egrave; normale&rdquo;. "Marquez ha fatto gare di apprendimento"  Chi l&rsquo;ha convinta di pi&ugrave; tra i rivali di Bagnaia?&nbsp;&ldquo;Binder si &egrave; dimostrato tosto e completo, quindi dire lui. Anche Martin &egrave; stato forte, ma forse Brad ora &egrave; il pi&ugrave; in forma&rdquo;.&nbsp;Marc Marquez invece?&nbsp;&ldquo;Ha fatto due gare diverse da quelle alle quali ci aveva abituato. Gare di apprendimento, dove &egrave; riuscito a restare tranquillo ed a gestire tutte le situazioni. Ha usato pi&ugrave; la testa in queste due gare che negli ultimi due anni (ride ndr). E&rsquo; stato molto pi&ugrave; ragioniere lui di Bagnaia&rdquo;.&nbsp;Un altro protagonista della domenica di Losail &egrave; stato Pedro Acosta. L&rsquo;ha sorpresa il suo debutto?&nbsp;&ldquo;E&rsquo; stato un debutto di quelli importanti. Mi ha ricordato le sue prestazioni in Moto3: tanta esuberanza ma anche tanto controllo, dato che pur avendo finito le gomme &egrave; riuscito a portare la moto al traguardo in una buona posizione. Meglio di cos&igrave; era difficile fare. Se pu&ograve; gi&agrave; vincere? Meglio non aspettarsi troppo, dato che in Qatar aveva gi&agrave; fatto i test. Portimao in tal senso sar&agrave; un banco di prova importante, magari pi&ugrave; difficile&rdquo;. Di Giannantonio convince in Qatar: primi passi verso costanza e serenit&agrave;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;       

Luca sul primo GP: "Pecco forse &egrave; stato un ragioniere nel box, in pista ha azzardato e fatto la differenza. La tecnologia attuale delle moto ha tolto la possibilit&agrave; di compiere rimonte"

Cadalora: "Bagnaia impressionate. Marquez ha usato la testa, più che negli ultimi 2 anni"

Tra vittorie e popolarit&agrave;, Giacomo Agostini ha traghettato il Motomondiale dall&rsquo;era dei pionieri a quella moderna, caratterizzata dagli eredi Biaggi e Rossi e lo celebriamo con un libro speciale, firmato Motosprint, da 228 pagine.  Protagonista del Motomondiale dal 1963 al 1977, Giacomo Agostini ha battuto record di ogni tipo: i 15 titoli iridati e i 122 GP (pi&ugrave; uno) conquistati, lo hanno reso popolare fino ai giorni nostri.  Prima di Marco Lucchinelli, Max Biaggi e Valentino Rossi, infatti, Agostini aveva gi&agrave; fatto tutto: ha attraversato generazioni diverse ed &egrave; stato il vero pioniere del nostro sport. Il primo pilota di motociclismo a richiamare l&rsquo;attenzione del grande pubblico negli eventi a cui partecipava.  &Egrave; stato l&rsquo;unico pilota capace di trionfare in qualsiasi situazione: dai circuiti cittadini alle piste, passando per il leggendario tracciato dell&rsquo;Isola di Man fino alla lontana America. Giacomo Agostini &egrave; stato l&rsquo;unico, a livello sportivo, a portarsi a casa quindici titoli iridati in quindici anni di carriera nel Motomondiale. Tutto questo fa di lui un mito. Il mito. Celebrato e rispettato in ogni angolo del Mondo.  Questo libro, firmato dalla redazione di Motosprint, ripercorre la storia della sua vita e della sua carriera irripetibile, attraverso le sue stesse parole e le testimonianze di chi gli &egrave; stato rivale o erede, di chi gli &egrave; stato vicino nello sport e di chi fa lo stesso nella vita privata. I suoi successi mondiali, il Tourist Trophy, Daytona, la famiglia, i rivali, i suoi meccanici. Ma anche l&rsquo;avventura con le auto, l&rsquo;esperienza vincente da team manager, il cinema, le sue &ldquo;vittorie&rdquo; da imprenditore e le statistiche. Non mancano foto esclusive e mai pubblicate prima, tra cui quelle della sua emozionante &ldquo;sala dei trofei&rdquo;. 

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        Da quando nel 2014 la MotoGP &egrave; passata su Sky, il pubblico generalista ha perso la possibilit&agrave; di &ldquo;inciampare&rdquo; nel motomondiale facendo zapping la domenica pomeriggio e restare poi incollati alla TV a seguire le imprese di Valentino Rossi, Max Biaggi, Loris Capirossi e Marco Melandri. Oggi la MotoGP vanta addirittura ben 5 italiani in grado di vincere nella top class ma il pubblico generalista quasi non li conosce. Ecco perch&egrave; la PayTV ha scelto di trasmettere in chiaro tutte le Sprint e quasi un terzo dei GP del 2024. GP QATAR, VINCER&Agrave; ANCORA GRESINI PER IL TERZO ANNO DI FILA? Che ascolti con la TV &ldquo;in chiaro&rdquo;! Il tema dei diritti televisivi &egrave; un tema caldo che inizia ad essere affrontato senza troppi problemi anche dai piloti e dagli ex campioni come Jorge Lorenzo. Il maiorchino lo scorso anno aveva indicato la PayTV (in Spagna il motomondiale, la SBK e la F1 sono trasmessi da Dazn) come uno dei motivi per cui i piloti di oggi non sono pi&ugrave; riconosciuti come stelle. Recentemente anche Alex Marquez ed il baby fenomeno Pedro Acosta hanno rincarato la dose: &ldquo;Ora solo&nbsp;i veri appassionati di moto guardano le gare. Prima nei bar, in chiaro, le guardavano dalla nonna del paese ai nipoti.&nbsp;Ora, se il padre non &egrave; un grandissimo appassionato di moto, i figli difficilmente accenderanno la tv per guardare la MotoGP&rdquo; aveva detto il pilota di Cervera mentre gli ha fatto coro il Campione del Mondo Moto2 in carica: &ldquo;Abbiamo un problema: in tanti Paesi la gente deve pagare per vedere le gare in TV e questo non &egrave; un bene. Quando ero bambino, mi ricordo che&nbsp;in ogni ristorante all&rsquo;ora di pranzo si potevano vedere le gare in TV&rdquo;. Quello che hanno detto i piloti &egrave; vero ed &egrave; confermato anche dai dati di ascolto italiani. Per il round d&rsquo;apertura del motomondiale 2007 in Qatar dove Casey Stoner conquist&ograve; la sua prima vittoria in MotoGP battendo Valentino Rossi, gli italiani davanti alla TV furono 6.337.000 per uno share del 38,24%, lo scorso anno il round d&rsquo;apertura in Portogallo vinto da Francesco Bagnaia in diretta su Sky fu seguito solo da 824.000 spettatori per uno share dello 6,6%.  TEST QATAR, MARQUEZ: &ldquo;VELOCE SUL PASSO GARA, MA LONTANO DA BAGNAIA&rdquo; La MotoGP torna in chiaro&hellip; a met&agrave; L&rsquo;Italia negli ultimi anni ha rialzato la testa nel motomondiale, terminata la carriera di Valentino Rossi i &ldquo;suoi ragazzi&rdquo; della Academy hanno fin da subito monopolizzato le primissime posizioni della MotoGP ma non solo anche piloti come Enea Bastianini e Fabio Di Giannantonio cresciuti ed arrivati in MotoGP senza passare dalla VR46 Riders Academy sono riusciti a conquistare la vittoria con in MotoGP. Per&ograve; questi piloti sono quasi sconosciuti al pubblico generalista, se chiedete alla &ldquo;casalinga di Voghera&rdquo; chi &egrave; Valentino Rossi la risposta sar&agrave; quasi certamente corretta. Cosa che purtroppo non potrebbe accadere con il nome del dominatore della MotoGP degli ultimi due anni Francesco Bagnaia. Non bastano le ospitate agli show televisivi o al Festival di Sanremo per farsi conoscere, i piloti di oggi non sono star come i loro predecessori semplicemente perch&eacute; non gli si da modo di essere visti. Non bastano i social per poter essere conosciuti, tra l&rsquo;altro a proposito di social: il profilo Instagram della MotoGP vanta 15,3 milioni di follower, quasi un milione in meno del profilo di Valentino Rossi. I piloti attuali della MotoGP? Marc Marquez &egrave; il migliore con 7 milioni poi seguono, molto staccati, Fabio Quartararo a 2,4 milioni e Francesco Bagnaia a 1,5. Tutti gli altri piloti della top class sono abbondantemente sotto il milione di seguaci.&nbsp;  Il motociclismo &egrave; uno sport di nicchia, anche rispetto alla Formula1, l&rsquo;unico modo per permettere al pubblico generalista di conoscere gli attuali piloti ed appassionarsi a loro &egrave; tornando a trasmettere le gare in chiaro. Per questo Sky per il 2024 ha deciso di trasmettere tutte le Sprint in diretta in chiaro su TV8, oltre a 6 GP su 21 della domenica pomeriggio. La Sprint &ldquo;in chiaro&rdquo; pu&ograve; essere il giusto modo per avvicinare un pubblico che negli ultimi dieci anni ha perso la MotoGP come rito collettivo del fine settimana. Il format della Sprint inoltre per via della sua spettacolarit&agrave;, della sua rapidit&agrave; (le gare durano circa 20 minuti) e per l&rsquo;ora in cui si disputa il sabato alle 15 &egrave; perfetto per far tornare la passione delle due ruote anche a chi magari dopo Valentino Rossi non ha pi&ugrave; sentito parlare di MotoGP.  MOTOGP SKY: LE NOVIT&Agrave; DEL 2024 CON LA STESSA PASSIONE DI SEMPRE       

Il passaggio alla PayTV del motomondiale ha dato un drastico taglio alla visibilit&agrave; dei piloti per il pubblico generalista che ora sono conosciuti solo dagli appassionati

Più MotoGP “in chiaro” nel 2024: un vantaggio per tutti!

        Sabato 8 giugno, al Misano World Circuit, torna l'Aprilia All Stars, la grande festa della casa di Noale che regala agli appassionati del motorsport una giornata unica tra moto incredibili e grandissimi campioni. Un&rsquo;occasione speciale e del tutto gratuita, per osservare da vicino e godere delle prestazioni in pista delle Aprilia RS-GP, impegnate nel mondiale MotoGP, e, inoltre, di incontrare i piloti. Come sempre le stelle pi&ugrave; luminose saranno i piloti della casa italiana: da Aleix Espargar&oacute; e&nbsp;Maverick Vi&ntilde;ales a Lorenzo Savadori ed infine&nbsp;Miguel Oliveira e Raul Fernandez. Campioni che non saranno protagonisti solo tra i cordoli ma, come nella tradizione di Aprilia All Stars, saranno in mezzo ai fans all'interno del paddock per celebrare Aprilia, la casa europea con pi&ugrave; vittorie nel Motomondiale, con 297 trionfi nei GP. Saranno con loro i grandi nomi della storia Aprilia, a partire dal sei volte iridato, Max Biaggi. Vip Village: vi raccontiamo il dietro le quinte della MotoGP Aprilia All Stars: tante le novit&agrave; presenti Tra le maggiori novit&agrave; di questa edizione ecco la presenza di Jacopo Cerutti e Francesco Montanari, reduci dal trionfale esordio, in sella alle Aprilia Tuareg, alla Africa Eco Race. Anche Cerutti, dominatore della gara africana, e Montanari, incontreranno i loro fans nell&rsquo;atmosfera gioiosa e informale di Aprilia All Stars in cui esporranno le splendide Aprilia Tuareg, regine del deserto. Il paddock sar&agrave; costantemente animato dai test ride, per provare lungo le strade della Romagna, sempre gratuitamente, la gamma delle moto Aprilia e dal Racing Museum, con le moto da gara che hanno costruito il mito del marchio italiano, un appuntamento imperdibile per ogni appassionato. La musica di Radio DeeJay sar&agrave; la colonna sonora di un evento che sar&agrave; ricco di iniziative, come la mostra &ldquo;Aprilia vista dall&rsquo;Oriente&rdquo; con gli scatti spettacolari della fotografa giapponese Aki Kusudo, una immersione totale nel mondo racing che racconta l&rsquo;impegno di Aprilia nel mondiale MotoGP. Non mancheranno gli spazi per gli eSport, lo shopping dedicato all&rsquo;abbigliamento e al merchandising targato Aprilia Racing, aree food e tanto altro.  Presentazione Aprilia, Vi&ntilde;ales: "Voglio vincere, dipende solo da noi"        

L'8 giugno a Misano saranno protagoniste in pista le RS-GP MotoGP insieme ai piloti: Vi&ntilde;ales, Espargar&ograve;, Savadori, Oliveira e Fernandez

Aprilia All Stars 2024: torna la grande festa della casa di Noale

        Nella stagione che comincer&agrave; il 10 marzo dal Qatar, Luca Marini sfogger&agrave; i colori del team Repsol Honda. Una sfida che ha colto quando ormai la stagione 2023 si era conclusa, dopo aver rescisso il contratto con il team VR46. Con lui &egrave; cominciata la era post Marc Marquez in Honda, e prima di lui altri quattro italiani hanno guidato per HRC. Ecco chi sono. Andiamo indietro fino agli anni '80 con Lucchinelli  Marco Lucchinelli apre questa speciale classifica, quando guid&ograve; la Honda nel 1982-83. Arrivava dal titolo iridato vinto con Suzuki e il 1982 non fu un anno brillante della sua carriera, complice anche un incidente spaventoso avuto nel GP d'Austria, il secondo della stagione. Lucchinelli ne usc&igrave; praticamente illeso, con una frattura allo scafoide e qualche contusione al piede, in un incidente che avrebbe potuto avere un epilogo ben peggiore. L'anno dopo conquist&ograve; due podi con Honda: un secondo posto in Francia, un terzo in Germania. Circa un ventennio dopo ad arrivare in Honda fu Valentino Rossi. Approd&ograve; nel 2000 quando la top class era la 500: vinse nel 2001 e poi anche i primi due anni di MotoGP nel 2002 e 2003. Il Dottore trionf&ograve; con la Casa alata, vincendo un totale di 3 titoli iridati scrivendo nuove incredibili pagine di storia del motociclismo. Trentatr&eacute; sono le vittorie a suo nome in un triennio dove vinse tutto lui. A seguire Biaggi e Dovizioso&nbsp;  Successivamente fu Max Biaggi ad arrivare nel box del team ufficiale Honda. Era il 2005. Paradossalmente &egrave; stata proprio quella la sua stagione peggiore in MotoGP, con zero vittorie, solo quattro podi (Portogallo, Mugello, Repubblica Ceca e Giappone) e una quinta posizione un po' opaca in campionato. Infine &egrave; stato il turno di Andrea Dovizioso. Il forlivese ha passato tre stagioni, dal 2009 al 2011, con il team HRC ufficiale. La prima e unica vittoria conquistata insieme risale al Gran Premio di Gran Bretagna del primo anno, a cui seguirono 14 podi e un terzo posto iridato in campionato proprio l'ultimo anno.&nbsp; Ora tocca a Luca Marini, che ha un contratto biennale con la Casa alata. Cosa far&agrave;? Calendario MotoGP 2024       

Il pesarese &egrave; pronto a cominciare ufficialmente questa nuova sfida, che altri suoi connazionali hanno abbracciato in passato...

MotoGP, Marini il quinto italiano in HRC. Chi sono gli altri quattro?

        Tra le tante stelle di oggi, ieri e domani che gioved&igrave; sera sono state premiate durante i Caschi d'Oro, una forse ha catturato il cuore degli appassionati pi&ugrave; di altre. Luca Lunetta non ha ancora raggiunto la maggiore et&agrave; ma si appresta, dopo essere stato vice campione JuniorGP nella passata stagione e di conseguenza meritevole di un casco d'oro, a scrivere una piccola pagina di storia del motociclismo attuale. Esatto perch&eacute; da quel maledetto 23 ottobre 2011, fatta eccezione per un caso, nessuno aveva scelto di sobbarcarsi il peso emotivo del numero 58 - ritirato per la classe regina - appartenuto a Marco Simoncelli. Lunetta, romano dai modi pacati e gentili quel numero lo ha scelto sin dalle prime gare in sella alle minimoto, e ora &egrave; pronto a portarlo al mondiale. Ma non solo, perch&eacute; si appresta a farlo come portacolori del team SIC58 Squadra Corse, in una congiunzione astrale degna di una pellicola. Luca facciamo un passo indietro. Come sei arrivato sino qui?&nbsp;&ldquo;Non provengo da una famiglia di ex piloti o simili, mio padre non ha mai avuto la moto, per&ograve; &egrave; sempre stato appassionato. Insieme abbiamo tante gare, sin da quando avevo 3 o 4 anni. La scintilla &egrave; scattata per caso: quando avevo 5 anni mio padre mi ha portato a vedere un campo da golf, dato che il golf &egrave; un&rsquo;altra sua passione, ma per qualche ragione non ho potuto iniziare il corso, cos&igrave; sulla via del ritorno a casa siamo passati davanti ad una pista di minimoto, quella di Torricola. Era una domenica, e mio padre ha avuto l&rsquo;idea di portarmi a vederla: sono rimasto attaccato alle ringhiere della pista fino alla sera, ed il giorno dopo ho provato la prima minimoto. Sono sempre stato un po&rsquo; spericolato, dato che ho iniziato ad andare in bici senza rotelle a circa 2 anni e mezzo&rdquo;. La scelta delle moto, la Roma e Sic Il motociclismo &egrave; stato il tuo primo sport?&nbsp;&ldquo;In realt&agrave; in concomitanza con i primi anni in moto ho anche praticato breakdance, ho delle doti nascoste da ballerino. L&rsquo;ho fatto fino a 7 anni, poi &egrave; arrivato il momento di scegliere e ho smesso. Mia mamma &egrave; rimasta un po&rsquo; dispiaciuta della mia scelta all&rsquo;inizio, credeva potessi avere un futuro anche in quella disciplina&rdquo;.&nbsp;Niente calcio dunque.&nbsp;&ldquo;No mai praticato. Mi piace comunque seguirlo, tifo la Roma e la guardo spesso, anche perch&eacute; ho qualche conoscenza. Guardo spesso le partite con Fabio (Di Giannantonio ndr), siamo entrambi molto tifosi&rdquo;.&nbsp;Ha iniziato con le moto nel 2011, l&rsquo;anno in cui Marco Simoncelli &egrave; venuto a mancare.&nbsp;&ldquo;I primi giri con la minimoto sono stati proprio in quei giorni. La gara di Sepang l&rsquo;ho vista con mio padre, e nei giorni successivi ho iniziato a vedere il 58 ovunque, cos&igrave; l&rsquo;ho subito scelto come mio numero di gara&rdquo;.&nbsp;Cosa rappresenta per te Simoncelli?&nbsp;&ldquo;Per me &egrave; stato un idolo, ed attualmente &egrave; una fonte di ispirazione. Ho capito che persona era crescendo, cos&igrave; come le qualit&agrave; in pista. In primis mi ispiro a lui come persona: porto il suo numero sin da piccolo e per me &egrave; un piacere onorarlo, specie ora che sono entrato a far parte della squadra di Paolo (Simoncelli ndr)&rdquo;. &nbsp; Sar&agrave; in pista con il numero 58 nel team SIC58, una bella responsabilit&agrave;.&nbsp;&ldquo;Assolutamente, per&ograve; per me &egrave; un po&rsquo; tutto normale. Certamente vedere quel numero su quella moto fa effetto a tutti, compreso me: non ho una parola per descrivere tutto questo, ma posso solo ringraziare chi ha reso possibile tutto questo. E&rsquo; una responsabilit&agrave; ma &egrave; giusto che sia cos&igrave;: a volte la giusta pressione diventa grinta per essere pi&ugrave; veloce&rdquo;. Il numero 58, Paolo Simoncelli e la strada per emergere  Hai pensato per un attimo che fosse troppo? Magari hai pensato di cambiare numero&nbsp;&ldquo;Per me &egrave; normale portare il 58 sulla moto dato che lo faccio da quando ho 5 anni, quindi non ho mai pensato di cambiarlo. Quando stavo per concludere l&rsquo;accordo con Paolo gli ho chiesto il permesso di usare questo numero, a prescindere dal team con cui avrei corso, e lui &egrave; stato il primo ad incoraggiarmi in tal senso. Questo mi ha fatto venire i brividi, quindi anche per questo dico che &egrave; una bella storia. Spero di far divertire tutti, anche Marco&rdquo;. &nbsp;Come te lo immagini Paolo Simoncelli come capo? Non ha peli sulla lingua&nbsp;&ldquo;Credo sia giusto cos&igrave;, ci deve essere un rapporto di completa chiarezza. E&rsquo; giusto essere elogiati quando si va forte come essere ripresi quando si sbaglia. Sono stato abituato cos&igrave;, anche in famiglia, quindi va bene&rdquo;. &nbsp;Non sono tanti i piloti romani nel panorama mondiale. Senti di aver dovuto fare pi&ugrave; fatica di altri per emergere?&nbsp;&ldquo;Non saprei. Ho creato il mio percorso a casa e mi sono trovato bene: ho dovuto fare un po&rsquo; di chilometri ma &egrave; normale. Ora a Roma ho una grande squadra su cui contare: spesso mi alleno con Fabio ed il clima &egrave; quello giusto&rdquo;. &nbsp;Domanda secca: Max Biaggi o Valentino Rossi?&nbsp;&ldquo;Non conosco nessuno dei due bene, ma dall&rsquo;esterno li stimo entrambi. Sono stati idoli come piloti, non saprei scegliere&rdquo;. &nbsp; Oltre a Simoncelli hai un idolo?&nbsp;&ldquo;Difficile non dire Rossi, dato che &egrave; stato veloce in diverse epoche. E&rsquo; il GOAT (Greatest Of All Time ndr)&rdquo;.  Lunetta e la carriera che si delinea&nbsp; Come descriveresti questo momento della sua carriera?&nbsp;&ldquo;E&rsquo; un periodo intenso, per diverse ragioni. Voglio arrivare pronto all&rsquo;inizio del campionato, ma sento gi&agrave; di aver realizzato uno dei miei pi&ugrave; grandi sogni. Seguo e ammiro i piloti del mondiale sin da piccolo, ed essere in mezzo a loro mi rende davvero orgoglioso, anche pensando ai grandi sacrifici compiuti dalla mia famiglia. Iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel, e devo ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato&rdquo;. &nbsp;Quali sono state le principali lezioni degli ultimi anni?&nbsp;&ldquo;Gli ultimi 3 o 4 anni sono stato fantastici, anche per la progressione compiuta. Nel mio anno di debutto in Rookies Cup (il campionato propedeutico promosso da Red Bull ndr) sembrava impossibile arrivare al top, invece sono riusciti a diventare vicecampione nel Junior GP (il campionato spagnolo da cui provengono gran parte dei migliori prospetti futuri ndr) e non solo. Per realizzare grandi cose servono le persone giuste al proprio fianco, cosa che sto imparando anno dopo anno&rdquo;. Arriva in Moto3 in un momento complicato per l&rsquo;Italia. E&rsquo; uno sprone ulteriore a fare bene?&nbsp;&ldquo;Non so sinceramente se mi carica o meno. Io cerco di pensare a me, non guardo la classifica per nazioni: magari sono il primo degli italiani ma 15&deg;, quindi non posso essere soddisfatto. Ovviamente serve essere realisti, ma di base tutti corrono per vincere. Alle persone fuori pu&ograve; interessare se sei il primo italiano, ma conta poco&rdquo;. &nbsp;A fine 2024 sar&ograve; soddisfatto se&hellip;&nbsp;&ldquo;Se riesco ad andare forte (ride ndr). E&rsquo; la prima cosa che ci siamo detti io e Marco (Grana, il capotecnico del team SIC58 ndr). Dovr&ograve; adattarmi in fretta alla Honda dopo anni in sella alla KTM: mi sono trovato bene nel primo test, nonostante le gomme diverse (le Pirelli ndr) e tutto il resto&rdquo;. GASGAS e Aspar si dividono: arrivano i colori CFMoto in Moto2 e Moto3&nbsp;       

Prima stagione da titolare nel mondiale per Luca, con il 58: "Paolo Simoncelli mi ha incoraggiato ad usarlo, &egrave; stato da brividi. I primi giri con la minimoto a ottobre 2011, essere il primo italiano conta poco"

Moto3, Lunetta: "Cresciuto tra moto e breakdance, ora vorrei fare divertire anche Sic"

        Approfittando della pausa invernale offerta dai campionati motoristici, Max Biaggi &egrave; stato tra gli ospiti di &lsquo;Verissimo&rsquo;, trasmissione targata Canale 5 e condotta da Silvia Toffanin. Nel salotto del talk show Mediaset, il sei volte campione del Mondo ha toccato vari temi, spaziando tra vita privata e professionale.&nbsp; MotoGP, Marc Marquez: "Il rivale pi&ugrave; tosto? Io" Max Biaggi: l'incidente, il rapporto col figlio  &ldquo;Cosa faccio oggi nella vita? Sono ambasciatore di un Marchio motociclistico nel Mondo&rdquo; ha spiegato Max Biaggi, in riferimento al ruolo di Ambassador Aprilia. &ldquo;Questo mi porta a viaggiare molto e sono sempre legato alla mia passione, le due ruote&rdquo;. Una carriera, quella del Corsaro, nata grazie al padre Pietro: &ldquo;Lui ci ha sempre creduto, anche se io non venivo dal mondo della moto ma giocavo a calcio &ndash; il ricordo di Biaggi &ndash; pap&agrave; era sempre con me e mi portava in giro. Ricordo ancora quando &egrave; venuto a mancare: io ero a una gara in Francia, viaggiai tutta la notte per tornare da lui ma arrivai agli sgoccioli. Noi vivevamo in simbiosi: poche parole tra noi, ma tanto significato&rdquo;. Nel corso dell&rsquo;intervista, Max Biaggi ha ricordato il terribile incidente di cui fu vittima in pista a Latina, nel 2017, rischiando la vita. &ldquo;&Egrave; stato l'incidente pi&ugrave; brutto della mia vita &ndash; le parole del romano &ndash; non riportai conseguenze fisiche e successivamente non ho mai smesso di guidare perch&eacute; la moto rimane la mia passione&rdquo;. Infine, un passaggio sulla vita privata: &ldquo;Io ed Eleonora Pedron abbiamo un bel rapporto con i nostri due figli e stiamo facendo un buon lavoro. Mio figlio non ha la passione per le moto ma io non ho fatto niente per farlo appassionare. Sono protettivo con mio figlio, troppo. Non ha neanche la bicicletta&rdquo;.  Calendario MotoGP 2024       

Il Corsaro &egrave; stato tra gli ospiti della trasmissione 'Verissimo' su Canale 5, raccontando a cuore aperto alcuni dettagli della sua vita privata

Max Biaggi e il dramma dell'incidente: "Mio figlio lontano delle moto"

        Essendo un motociclista nel cuore, nel fisico e nella mente, Giovanni Copioli non necessita del Metodo Stanislavskij, usato nella recitazione teatrale e nel cinema da attori che interpretano ruoli o persone al di fuori delle corde personali. No, il presidente della Federazione Motociclistica Italiana sa benissimo cosa significhi indossare gli abiti del pilota, saltare in sella e dare gas, potendo contare su una visione puramente naturale e istintiva, sebbene passi la maggior parte del tempo in giacca classica e camicia bianca. MotoGP e SBK: le date delle presentazioni in vista del 2024 Giovanni Copioli, un 2023 straordinario  Le sue presenze al GP Valencia e ai FIM Awards di Liverpool sono state la chiosa di un 2023 (ancora) straordinario per i nostri colori, verde, bianco e rosso: &ldquo;Davvero, davvero&rdquo; conferma con entusiasmo. &ldquo;Un&rsquo;Italia d&rsquo;eccellenza pure quest&rsquo;anno, in diverse discipline. In ordine sparso, Niccol&ograve; Canepa si &egrave; laureato campione del Mondo dell&rsquo;Endurance, Andrea Adamo ha vinto il titolo MX2, Niccol&ograve; Bulega ha trionfato nella Supersport, Mattia Casadei lo ha fatto nella MotoE, Kevin Cristino &egrave; stato primo nell&rsquo;Enduro Junior e poi ovviamente c&rsquo;&egrave; Pecco Bagnaia, che si &egrave; confermato numero 1 della MotoGP. Si tratta di risultati enormi a livello individuale. Ma sono state numerose anche le soddisfazioni provate dal valore di team e squadre. Soltanto la Sei Giorni di Enduro disputata in Argentina ha registrato un epilogo sfortunato, con problemi accusati da due moto, altrimenti ce la saremmo giocata anche l&igrave;. Per il resto, contiamo podi nei Quad, nei Sidecar, nel Motard e nel Trial, sino ad arrivare alla classe regina delle due ruote, la MotoGP in cui abbiamo vinto pi&ugrave; del 50% delle corse domenicali&rdquo;. Si avvertiva grande tensione a Valencia, perch&eacute; la posta in palio era alta: a oltre un mese di distanza quel weekend &egrave; ancora sulla pelle. &ldquo;S&igrave;, a tratti l&rsquo;atmosfera era spessa, tuttavia inebriante. Pecco e la Ducati hanno ripetuto quanto ottenuto nel 2022 e noi, da compagine Italia, siamo nuovamente sul tetto del Mondo. Come dicevamo, contiamo sei iridati, ne siamo fierissimi. Il merito &egrave; dei piloti partecipanti a tutte le discipline ma, se abbiamo in MotoGP una flotta cos&igrave; importante e competitiva di italiani, il motivo &egrave; riconducibile al lavoro fatto nei confini nazionali, ormai senza confine. Se dal passato ricordiamo personaggi di successo quali Max Biaggi, Valentino Rossi e Loris Capirossi, adesso il livello &egrave; altrettanto alto. Bagnaia, Enea Bastianini, Marco Bezzecchi, Luca Marini, Fabio Di Giannantonio, Franco Morbidelli: ognuno di loro corre al top e, fa piacere ricordarlo, sono nati nel Campionato Italiano Velocit&agrave;&rdquo;. Vincere &egrave; fantastico, ma non crea &ldquo;cattive abitudini&rdquo;? &ldquo;Comprendo il senso della domanda: l&rsquo;importante &egrave; evitare di pensare che vincere rappresenti una sorta di normalit&agrave;. Vincere &egrave; la sintesi di un modus operandi funzionante da anni, nel quale il lavoro e il metodo continuano ad andare avanti. Andare avanti significa mettere a disposizione dei giovani strutture e persone impegnate in funzione della loro crescita, come usiamo fare nel progetto Talenti Azzurri. I Tecnici Federali offrono passione, tempo ed esperienza, le borse di studio contribuiscono alla maturazione di un frutto, seminato di stagione in stagione. Abbiamo la fortuna di essere apprezzati dai piloti della MotoGP: ammirare il logo della Federazione Motociclistica Italiana sulle tute di tutti i piloti nostrani &egrave; un ulteriore motivo di enorme soddisfazione. Ci&ograve; evidenzia il rapporto stretto instauratosi naturalmente, nonch&eacute; un segnale utile ai giovani: il nostro logo &egrave; sul vestiario dei piloti, a titolo puramente gratuito&rdquo;.  Passa alla prossima pagina Calendario MotoGP 2024 &nbsp; Giovanni Copioli in esclusiva  Come siamo visti noi italiani nel settore a due ruote del Motorsport? &ldquo;In un pacchetto generale, includente piloti, team, marchi e tecnologia, l&rsquo;italianit&agrave; gode di altissime quotazioni che, forse, portano a un pizzico di invidia e sana rivalit&agrave;. Prendo a esempio i francesi: vantano Fabio Quartararo e Johann Zarco nella classe regina della Velocit&agrave; ma, considerando ogni disciplina e la MotoGP stessa, noi siamo messi meglio. Lo stesso discorso vale per i britannici, bravissimi ma, onestamente, non al pari degli italiani. Nella storia del motociclismo l&rsquo;Italia racconta il palmares pi&ugrave; ricco, sebbene ci sia da valutare il guanto di sfida che ci viene lanciato ogni anno. La concorrenza vorrebbe batterci, giustamente, dal proprio canto. E noi siamo sempre in alto&rdquo;. Quali sono gli obiettivi FMI 2024? &ldquo;Migliorarci. Sembrerebbe riduttivo dirlo, tuttavia &egrave; proprio il nostro obiettivo. Desideriamo migliorare l&rsquo;attenzione a qualsiasi disciplina motociclistica. Anche in questo caso porgo alcuni esempi: motoslitte, Speedway, Flat Track. Abbiamo in serbo idee e iniziative, tra queste per esempio occuparci del comparto Epoca: chi fa collezionismo storico sar&agrave; esentato da assicurazione, che sar&agrave; invece obbligatoria per chi user&agrave; quei modelli per circolare. Abbiamo anche lavorato per far s&igrave; che le polizze si possano sospendere ogni 10 mesi, in considerazione del meteo e delle relative esigenze d&rsquo;utenza&rdquo;. E se parliamo di attivit&agrave; in pista? &ldquo;Il tema sicurezza &egrave; fondamentale: stiamo sviluppando un dashboard da applicare sulle moto, capace di segnalare le bandiere sventolate dai commissari di pista. Deve essere una soluzione economicamente sostenibile, ovvero dai costi ragionevoli. Questo, perch&eacute; vogliamo rendere pi&ugrave; sicure le competizioni, a partire dalla Coppa Italia, implementando gli interventi e qualsiasi cosa innalzi i livelli di sicurezza&rdquo;. Passa alla prossima pagina Giovanni Copioli guarda al 2024  Avete anche un importante evento in arrivo. &ldquo;L&rsquo;Italia ospiter&agrave; il Rallye FIM, che mancava da noi da parecchi anni. Lo abbiamo vinto pi&ugrave; volte, nel 2024 non potremo, poich&eacute; Paese ospitante. Da Chianciano Terme, verranno valorizzate aree quali Toscana, Umbria e tutto il circondario, zone meravigliose. Saranno organizzate escursioni, promuoveremo il territorio e il gi&agrave; fiorente mototurismo nazionale. Pensate, i motoraduni in Italia sono pi&ugrave; di 600, le manifestazioni sportive superano le 700 e, tra un evento e l&rsquo;altro, sono oltre 2000 le proposte annue. Anche questi dati spiegano cosa sia la Federazione Motociclistica Italiana&rdquo;. Avremo un CIV 2024 ricco di novit&agrave;: come lo vede crescere? &ldquo;Il Campionato Italiano Velocit&agrave; &egrave; il nostro fiore all&rsquo;occhiello. Ci piace constatare quanto sia cresciuta la serie nazionale, di anno in anno. Il fatto che un prestigioso produttore di gomme come Dunlop si leghi a noi, e che marchi come Bardahl e Green Power provino forte interesse per la nostra competizione, d&agrave; ulteriore soddisfazione. Ci sar&agrave; pure Arrow, e le novit&agrave; non sono finite qui. Ci stiamo collocando in un panorama europeo in crescita costante. La Racing Night 2023 &egrave; stata accolta con grande entusiasmo in autodromo a Misano ed &egrave; stata vista con dati pi&ugrave; che soddisfacenti anche in TV. Il ritorno ci fa felici ma, attenzione, proveremo ad alzare ulteriormente l&rsquo;asticella.&rdquo; Giovanni Copioli, Endurista provetto, in sella lo ammireremo ancora? &ldquo;Ho sempre meno tempo a disposizione: appena potr&ograve; farlo, volentieri! La passione &egrave; intatta, anche se la maggior parte del mio lavoro &egrave; speso dietro la scrivania. L&igrave; apro il gas a due mani, spero si noti dai risultati e dai numeri. Anche perch&eacute;, ogni tanto, mi sembra davvero di essere in sella con i nostri piloti. E mi emoziono al pari della guida&rdquo;.  Calendario CIV 2024       

L'intervista esclusiva al Presidente FMI: "MotoGP e derivate dalla serie, Endurance e MotoE, Enduro e Cross: abbiamo festeggiato ma vogliamo sempre di pi&ugrave;"

Giovanni Copioli: "Abbiamo vinto tanto, ma non siamo appagati"

&Egrave; stato un anno storico per il motociclismo italiano grazie ai 27 GP vinti dai nostri piloti, un record favorito dalla promozione della MotoE da Coppa del Mondo a campionato del Mondo. Undici i successi dei nostri portacolori nella serie elettrica, senza i quali il palmares dei tesserati FMI si sarebbe ristretto a 16 GP: comunque 12 in MotoGP, un predominio arrivato grazie a quattro ducatisti, e quattro successi in Moto2 con due artefici, mentre in Moto3 siamo rimasti a secco e ci siamo dovuti accontentare di un unico podio.  Calendario MotoGP 2024  Italia da record, ma la Spagna vince   &Egrave; stato quindi stracciato il record nazionale di 25 vittorie risalente al 2002: quell&rsquo;anno, nella neonata MotoGP Valentino Rossi (campione del Mondo) si impose 11 volte e Max Biaggi due, nove volte vinse Marco Melandri (con il titolo) in 250, mentre Lucio Cecchinello si impose in tre occasioni in 125. I dieci vincitori italiani di quest&rsquo;anno non costituiscono per&ograve; un primato assoluto perch&eacute; furono altrettanti nel 2020: in quell&rsquo;occasione salirono sul gradino pi&ugrave; alto del podio tre piloti in MotoGP cos&igrave; come in Moto2 e ben quattro in Moto3.  Ci&ograve; nonostante nel 2023 la Spagna ha fatto meglio con 31 GP vinti, valore a cui non si avvicinava dal 2019, anch&rsquo;essa grazie a dieci piloti. Le furie rosse hanno vinto sette volte in MotoGP, 12 in Moto2, nove in Moto3 e tre in MotoE. Dieci anni fa, per&ograve;, la Spagna fece ancora meglio, raggiungendo le 47 vittorie: 17 (en plein) in Moto3, 17 su 18 in MotoGP con Valentino Rossi a rompere le uova nel paniere ad Assen (l&rsquo;unico successo italiano stagionale nelle tre classi) e tredici trionfi nella Moto2 che, come la Moto3, non gareggi&ograve; a Laguna Seca.  Escludendo le Sprint, complessivamente le due Nazioni latine hanno conquistato 58 successi, lasciando al resto del Mondo appena 18 gare: una sola in MotoGP (vinta dal vicino di casa Johann Zarco), un paio in MotoE, quattro in Moto2 e undici in Moto3. Il duopolio &egrave; certificato anche dalla spartizione dei titoli iridati, con la Spagna regina in Moto3 con Jaume Masia e in Moto2 con Pedro Acosta, e l&rsquo;Italia vincitrice in MotoGP con Pecco Bagnaia e in MotoE con Mattia Casadei.  D&rsquo;altro canto nell&rsquo;ultimo settennio su 22 titoli iridati, tredici sono andati agli spagnoli e sette agli italiani, con le eccezioni rappresentate dal francese Fabio Quartararo e dall&rsquo;australiano Remy Gardner, campioni nel 2021 nelle due categorie principali. Peraltro, quest&rsquo;anno tutte le altre Nazioni non sono andate oltre le imprese in un&rsquo;unica classe, con l&rsquo;eccezione del Brasile, vincitore in MotoE con Eric Granado al Mugello e in Moto3 con Diogo Moreira in Indonesia.  Spagna, Italia, poi gli altri   La terza forza del Mondiale &egrave; stata l&rsquo;inattesa Colombia,&nbsp;peraltro grazie a un ragazzo nato e cresciuto a Madrid, David Alonso (nella foto in basso)&nbsp;che ha regalato allo Stato sudamericano i primi successi. Merito della Nazionalit&agrave; della madre, Sandra Gomez, originaria di Bucaramanga, citt&agrave; da 600mila abitanti, che ha permesso alla Colombia di salire a quattro successi, uno pi&ugrave; di Gran Bretagna e Turchia: Oltremanica i vincenti sono stati due mentre sul Bosforo la tripletta &egrave; stata frutto di Deniz &Ouml;nc&uuml;. Due vittorie stagionali per Giappone e Brasile, una soltanto per Francia, Thailandia, Paesi Bassi e Svizzera.  Oltre a essere l&rsquo;unica Nazione con almeno una vittoria in tutte le classi, la Spagna &egrave; stata anche la sola con una pole in ciascuna categoria: undici in Moto2, otto sia in MotoGP che in Moto3, tre in MotoE, 30 in tutto. Diciotto pole per l&rsquo;Italia con il recordman stagionale, Bagnaia con sette (Masia con sei il primo inseguitore). I nostri piloti hanno avuto il predominio sul giro secco con le Ducati elettriche (quattro pole), hanno fatto la differenza con la MotoGP (12) pagando per&ograve; dazio in Moto2 (due) e soprattutto con lo &ldquo;zero&rdquo; in Moto3. Cinque pole per il Giappone, tutte in Moto3, quattro per Turchia e Gran Bretagna, due per Olanda e Brasile, una per Thailandia, USA e Repubblica Ceca. La Spagna ha fatto la differenza anche nel conteggio dei podi, arrivando a 90 totali, a fronte dei 66 dell&rsquo;Italia: ben 36 quelli iberici in Moto2, pi&ugrave; 24 in Moto3, 18 in classe regina e 12 in MotoE.  Il Bel Paese ha replicato con 28 Top 3 in MotoE, 27 in MotoGP (15 con Bagnaia, primatista di tutte le classi, Sprint escluse, davanti ad Acosta con 14), dieci in Moto2 e il podio di Andrea Migno in Argentina in Moto3. In doppia cifra pure il Giappone con 14 podi in Moto3 e tre in Moto2.  Tutte vicine tra loro le altre scuole, con la Francia a nove, la Colombia un gradino sotto, Brasile e Turchia a sette, Gran Bretagna a sei. In totale 15 vessilli sono stati issati sui pennoni almeno una volta, tra questi mancava il Portogallo, che ha pagato l&rsquo;annata sfortunata di Miguel Oliveira.    Dramma Casey Stoner: un ciclone distrugge la sua casa 

Comprendendo la MotoE e tolte le Sprint, le Furie Rosse hanno trionfato 31 volte, ma gli Azzurri possono esultare grazie al record di 27 successi

MotoGP, la statistica: Spagna batte Italia nel 2023

        Con il motomondiale in letargo ed i piloti alle prese con le meritate vacanze natalizie, &egrave; tempo di dar sfoggio e sfogo ai numerosi record al momento vigenti. Tra record apparentemente inarrivabili e nuove vette raggiunte durante la stagione 2023, andiamo a sciorinare alcune tra le statistiche pi&ugrave; rappresentative della top class e non solo, a partire da un record particolarmente caro all'Italia, fortunata presenza fissa in quasi tutte le classifiche. Il "Bel paese" &egrave; infatti la nazione che vanta pi&ugrave; titoli mondiali e pi&ugrave; vittorie nei GP, in entrambi i casi precedendo la Spagna. Grazie al titolo mondiale conquistato da Pecco Bagnaia in MotoGP, sono saliti ad 83 gli iridi conquistati dai piloti azzurri tra tutte le classi della storia del motomondiale (50, 80, 125, 250, 350, 500, MotoE, Moto3, Moto2, MotoGP). L'Italia vanta una particolare predominanza nelle piccole cilindrate, in quanto leader nei titoli mondiali sia in "125" che in "250" rispettivamente con 23 e 22 titoli conquistati. In top class, pi&ugrave; specificatamente in "500", l'Italia occupa il secondo posto con 14 sigilli alle spalle della Gran Bretagna (a 17), mentre in MotoGP dista due lunghezze dalla Spagna (a quota 10). Per ci&ograve; che riguarda le case costruttrici la Honda svetta su tutte con 72 titoli costruttori e 63 piloti, davanti rispettivamente alla MV Agusta e alla Yamaha. Giacomo Agostini, Valentino Rossi e Marc Marquez&nbsp; Come detto, anche per ci&ograve; che concerne il numero di vittorie nei GP svetta l'Italia, con 916 successi, davanti alla Spagna con 728 ed il Regno Unito con 456. Nella sola MotoGP svetta la Spagna con 170 sigilli, davanti all'Italia con 141; la terra di Marquez&amp;co detiene il record anche nelle classi: 50 (43 vittorie), 80 (27), Moto3 (105) e Moto2 (100). L'Italia si difende egregiamente tra la 125 (220 vittorie), la 250 (200) e la MotoE (21). Un altro record detenuto dal plotone azzurro riguarda quello delle case costruttrici in grado di vincere il titolo: 12 per l'Italia, 5 per la Germania, 4 per il Giappone. Entrando nella ristretta cerchia delle statistiche riguardanti solamente i piloti, con 15 mondiali e 122 vittorie nei GP, Giacomo Agostini &egrave; indiscutibilmente il corridore pi&ugrave; vincente di sempre in ambo le classifiche, seguito da Angel Nieto a quota 13 per ci&ograve; che concerne i mondiali e Valentino Rossi a 115 nei GP. Agostini &egrave; anche il pilota pi&ugrave; vincente della storia delle classi "350" e "500", con 7 titoli e 54 successi nel primo caso e 8 titoli e 68 sigilli nel secondo. Il leggendario pilota di Brescia detiene anche il record di vittorie consecutive, avendo raggiunto ininterrottamente la prima posizione nelle 20 gare comprese tra il GP di Germania&nbsp;del 1968 e il GP dell'Ulster del 1969, in 500. A Marc Marquez invece il primato di vittorie in una singola stagione, 13 per l'esattezza, conquistate nella stagione 2014. L'otto volte campione del mondo di Cervera detiene anche il primato per ci&ograve; che riguarda il record di punti senza contare le gare Sprint, 420, ottenuti nella stagione 2019. Due italiani detengono invece due particolari record che dimostrano una straordinaria capacit&agrave; di versatilit&agrave; e duttilit&agrave;; ci riferiamo a Valentino Rossi, l'unico pilota della storia ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti: 125, 250, 500, MotoGP; e Luigi Taveri, unico pilota ad aver conquistato punti in sei classi diverse, tutte quelle esistenti ai tempi in cui ha corso: 50, 125, 250, 350, 500 e sidecar (in quest'ultima categoria come co-pilota). Record di punti, podi e pole position&nbsp; Nella pi&ugrave; piccola tra le classi, la "50", Angel Nieto detiene la leadership nelle vittorie (27) e nei titoli mondiali (6). Un altro spagnolo svetta nella "80"; parliamo di Jorge Martinez, con tre mondiali vinti e 22 successi nei GP. Nieto domina anche nella "125" con sette titoli e 62 vittorie mentre in 250 si dividono il primato Phil Read e Max Biaggi, a quota sette mondiali, mentre il tedesco Anton Mang con 33 vittorie sopravanza proprio il romano nella conquista dei singoli GP (fermo a 29). Nel 2023 due nuovi muri sono stati abbattuti, ci riferiamo al record di velocit&agrave; massima fatto registrare da Brad Binder, in sella alla KTM, a quota 366 km/h, ed il record di punti all-time di Pecco Bagnaia, 467. Valentino Rossi svetta nella classifica dei podi conquistati tra tutte le classi, dall'alto dei suoi 235 piazzamenti, precedendo Giacomo Agostini e Daniel Pedrosa. Con 117 giri veloci in gara proprio l'alfiere della MV Agusta domina nella relativa classifica sopravanzando Valentino Rossi e Angel Nieto. Nei giri di qualifica si parla spagnolo, con le 92 affermazioni di Marc Marquez contro le 69 di Jorge Lorenzo e le 65 di Valentino Rossi. I 10 piloti pi&ugrave; vincenti nella storia della MotoGP   Marquez &amp; Iannone, sogni... ufficiali in MotoGP e SBK        

Dal record di vittorie, alle nazioni pi&ugrave; vincenti, fino al leader nella classifica dei podi conquistati. Ecco i numeri del motomondiale

Le 10 statistiche chiave di MotoGP: dati sulle prestazioni delle moto e dei piloti

        Man mano che il motociclismo &egrave; diventato uno sport sempre pi&ugrave; sicuro, con vie di fuga pi&ugrave; ampie nei circuiti, caschi e tute volte ad una protezione ancora pi&ugrave; totalizzante, le carriere dei piloti hanno cominciato ad allungarsi. Fino ad arrivare a superare addrittura i 40 anni, una soglia anagrafica decisamente importante e non raggiungibile da tutti. Anche per un discorso legato alla motivazione. &nbsp; Il primo pilota che viene in mente parlando di longevit&agrave; &egrave;, ovviamente, Valentino Rossi. Il Dottore &egrave; arrivato appena ragazzino nel Mondiale, nel 1996, e ha optato per il ritiro nel 2021, al termine della sua ventesima stagione di MotoGP. All&rsquo;et&agrave; di 42 anni, con nove titoli vinti, il pesarese ha deciso di porre fine alla sua carriera sulle due ruote, per poi raddoppiarle. Perch&eacute; come aveva detto lui stesso durante la conferenza in cui annunciava il ritiro: &ldquo;Sar&ograve; per sempre un pilota&rdquo;. Detto, fatto. &nbsp; Se guardiamo all&rsquo;et&agrave; anagrafica, il secondo pilota pi&ugrave; vecchio ad aver corso in MotoGP &egrave; l&rsquo;americano Colin Edwards. Il suo ritiro risale al 2014, quando aveva 40 anni ed era alla sua stagione numero 12 di MotoGP. Ha guidato molte moto in questo lasso di tempo: Aprilia, Honda, Yamaha, Suter (nel regolamento CRT) e FTR Kawasaki. Il suo miglior risultato &egrave; stato il quarto posto iridato, nel 2005, con Yamaha e il suo ultimo podio risale al 2011, a Silverstone, sempre con la moto della Casa di Iwata. &nbsp; Ha lasciato la MotoGP nel 2005, a 34 anni, dopo otto anni di top class, Max Biaggi, ma ha certamente lasciato il segno. Il romano &egrave; stato grande protagonista sia nei quattro anni in 500 sia nel successivo periodo in MotoGP dove &egrave; stato il primo rivale di Valentino Rossi. Due anni dopo ha ritrovato la giusta dose di motivazione in Superbike, dove ha vinto altri due titoli (2010-2012), ritirandosi poi all&rsquo;et&agrave; di 41 anni. Ancora oggi l&rsquo;ultimo titolo iridato vinto da un italiano in SBK &egrave; il suo. &nbsp; Aveva 38 anni, invece, Loris Capirossi quando si &egrave; ritirato dalla MotoGP. &Egrave; ancora oggi il pilota pi&ugrave; giovane ad aver vinto il titolo della classe cadetta, all&rsquo;epoca 125, nel 1990 e dopo essersi ripetuto l&rsquo;anno successivo, e aver lasciato il segno anche in 250, il romagnolo &egrave; approdato nella top class nel 2002. Qui &ldquo;Capirex&rdquo; ha passato dieci anni, facendo la storia di Ducati con la vittoria della prima gara l&rsquo;anno successivo, e calcando il gradino pi&ugrave; alto del podio altre sei volte. Ha successivamente passato tre anni in Suzuki ed &egrave; tornato alla guida di una Ducati, del team Pramac, per appendere il casco al chiodo. Non prima di onorare Marco Simoncelli, a Valencia, correndo con il suo numero, il 58. &nbsp;  Nel corso del suo 15esimo anno di MotoGP, nel suo Gran Premio di &ldquo;casa&rdquo; Andrea Dovizioso ha deciso di chiudere a Misano la sua carriera. Il forlivese ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della Ducati Desmosedici GP, con cui ha corso otto stagioni significative, vincendo 14 gare e lottando contro Marc Marquez. Prima e dopo ha guidato anche moto giapponesi, rispettivamente Honda e Yamaha, e a 36 anni ha deciso di lasciare i panni del pilota professionista. Qualche mese dopo &egrave; stato nominato MotoGP Legend e oggi si diverte, sempre con le due ruote, ma questa volta le gomme sono tassellate. &nbsp; E oggi chi &egrave; il pilota pi&ugrave; anziano in pista?La griglia di partenza della MotoGP attuale &egrave; decisamente giovane, grazie al cambio generazionale che c&rsquo;&egrave; stato negli ultimi anni. Il pi&ugrave; giovane nel 2024 sar&agrave; Pedro Acosta, che approda nella top class ancora diciannovenne, ma con gi&agrave; due titoli iridati conquistati. Il pi&ugrave; &ldquo;anziano&rdquo;, invece, sar&agrave; Aleix Espargar&ograve;, il pilota ufficiale Aprilia. Classe 1989, il prossimo 30 luglio compir&agrave; 35 anni e recentemente ha dichiarato di voler correre ancora per qualche anno. E con i suoi 15 anni gi&agrave; trascorsi in MotoGP &egrave; gi&agrave; uno dei pi&ugrave; longevi della classe. Calendario MotoGP 2024       

Con il passare degli anni il motociclismo &egrave; cambiato e anche le carriere si sono via via pi&ugrave; allungate, fino a oltrepassare anche i 40 anni&hellip;

Statistiche sulla longevità: i piloti con la carriera più lunga in MotoGP

Iconici, amati sia dai piloti che dagli appassionati, piste che hanno caratterizzato la storia del motociclismo e su cui tutti desiderano mettere le ruote

I 10 Circuiti più Spettacolari per le Gare di Moto

Il primo decennio del nuovo millennio &egrave; stato uno tra i pi&ugrave; ricchi di rivoluzioni regolamentari e di piloti di grandissimo talento nel mondo del motociclismo. Dall&#39;arrivo della MotoGP al posto della 500, al cambiamento in Superbike con l&#39;avvento delle 1000 anche per le moto giapponesi, i piloti si sono dovuto spesso adattare a grandi novit&agrave;.  In questi anni, per&ograve;, sono stati numerosi i nomi divenuti leggenda; noi, tra i tantissimi possibili, ne abbiamo selezionati alcuni tra Motomondiale e derivate dalla serie. Ecco quali sono, secondo noi, dieci tra i piloti pi&ugrave; iconici degli anni 2000.  1) Valentino Rossi     Non possiamo non iniziare con il pilota pi&ugrave; iconico in assoluto. Oltre ai nove titoli mondiali in bacheca, in MotoGP ha scritto pagine indelebili di storia delle due ruote come il primo trionfo del 2002 con la Honda RC211V o il passaggio in Yamaha nel 2004 con cui &egrave; riuscito a vincere al debutto Inoltre, Rossi &egrave; stato in grado di avvicinare al Motomondiale tantissimo pubblico aumentando il numero di appassionati pronti a seguirlo sia in circuito che in televisione, contribuendo alla crescita del nostro sport preferito.  2) Troy Bayliss     Il ducatista per eccellenza. L&#39;australiano ha vinto tre titoli mondiali in Superbike, trionfando con tre generazioni di Ducati: con la 996 nel 2001, con la 999 nel 2006 e con la 1098 nel 2008, anno in cui ha poi appeso il proverbiale casco al chiodo dopo una carriera a dir poco trionfale in cui, al di l&agrave; delle vittorie, &egrave; diventato una leggenda per tutti i tifosi del marchio di Borgo Panigale. Inoltre, la sua impresa del 2006 a Valencia, quando vinse da wild card in MotoGP dopo aver conquistato il secondo mondiale in SBK, &egrave; ancora oggi una delle imprese pi&ugrave; iconiche di sempre.  &nbsp;  3) Max Biaggi     Il romano &egrave; stato per diverse stagioni il rivale numero uno di Valentino Rossi in MotoGP ed &egrave; innegabile che, senza Max, le prime stagioni della nuova classe regina non sarebbero state cos&igrave; emozionanti. Il Corsaro ha poi cambiato paddock nel 2007, passando alle derivate di serie imponendosi gi&agrave; all&#39;esordio con la Suzuki e chiudendo il decennio in Aprilia, marchio con cui avrebbe poi vinto due titoli mondiali diventando il primo italiano a riuscire nell&#39;impresa in SBK.  4) James Toseland     Il centauro britannico &egrave; riuscito a conquistare due titoli mondiali in Superbike, trionfando prima con la Ducati 999 ufficiale nel 2004 e poi con la Honda CBR1000RR del team Ten Kate nel 2007, anno di epici confronti con Troy Bayliss e Noriyuki Haga. Probabilmente, senza il passaggio in MotoGP con una Yamaha Tech3 decisamente non competitiva avrebbe potuto vincere ancora di pi&ugrave;, ma James &egrave; stato comunque un grande pilota e, successivamente, ha intrapreso una bella carriera anche nel mondo della musica.  &nbsp;  5) Casey Stoner     Una carriera durata decisamente troppo poco per via dei problemi di salute dell&#39;australiano, ma che si &egrave; rivelata comunque trionfale. Il successo del 2007 con una Ducati che nessuno prima di lui era riuscito a rendere cos&igrave; competitiva resta tuttora uno dei pi&ugrave; belli di sempre, anche se Casey si &egrave; poi laureato campione anche con la Honda ufficiale nel 2011. L&#39;unico rammarico &egrave; quello di non averlo visto lottare contro Marc Marquez per via del suo ritiro.  6) Ben Spies     Cos&igrave; come per la carriera di Stoner, anche quella di Ben Spies si &egrave; conclusa troppo presto, ma il texano &egrave; stato uno degli ultimi statunitensi in grado di imporsi ad altissimo livello. Il suo titolo vinto in SBK al debutto nel 2009 con Yamaha (dopo aver dominato nel contesto AMA) &egrave; stato a dir poco epico, cos&igrave; come lo era il suo inconfondibile stile di guida a gomiti larghi. Peccato soltanto per le difficolt&agrave; incontrate in MotoGP negli anni successivi prima di ritirarsi definitivamente nel 2013.  &nbsp;  7) Dani Pedrosa     Se si pensa allo spagnolo, viene in mente immediatamente la sua lunghissima carriera da pilota ufficiale Honda in MotoGP, con cui &egrave; diventato uno dei piloti pi&ugrave; forti di sempre a non aver conquistato il mondiale. Tuttavia, negli anni 2000 Pedrosa &egrave; stato anche uno specialista delle piccole cilindrate con tre titoli consecutivi vinti tra il 2003 ed il 2005 in 125 e in 250 ed &egrave; impossibile non inserirlo in questa speciale classifica.  8) Colin Edwards     Per &ldquo;Texas Tornado&rdquo; il discorso &egrave; simile a quello gi&agrave; fatto con James Toseland: probabilmente, senza il passaggio in MotoGP avrebbe potuto vincere decisamente di pi&ugrave;, ma i suoi titoli mondiali in Superbike (cos&igrave; come l&#39;iconica ed indimenticabile livrea Castrol della sua Honda) sono tra i pi&ugrave; spettacolari di sempre. Compreso ovviamente quello vinto nel 2002 al termine del duello per eccellenza di Imola 2002 con Troy Bayliss.  &nbsp;  9) Jorge Lorenzo     Con cinque mondiali vinti (di cui tre in MotoGP), Jorge non ha certamente bisogno di presentazioni. Al di l&agrave; dell&#39;ottimo debutto da pilota ufficiale Yamaha nella classe regina avvenuto nel 2008, per&ograve;, ad inizio millennio Lorenzo &egrave; stato anche uno dei pi&ugrave; grandi in 250, categoria in cui si &egrave; imposto sia nel 2006 che nel 2007 con l&#39;Aprilia dando inizio ad una carriera ricchissima di successi.  10) Noriyuki Haga     Chiudiamo con quello che, probabilmente, &egrave; stato il pilota pi&ugrave; forte di sempre a non riuscire a laurearsi campione del mondo neanche una volta in carriera. Il giapponese ha chiuso per ben tre volte come vice campione (nel 2000, nel 2007 e nel 2009) ed &egrave; stato altamente competitivo con ogni moto guidata, dalla Yamaha R7 alla R1 fino alla Ducati con cui si &egrave; giocato il titolo con Ben Spies fino all&#39;ultimo. Almeno un mondiale l&#39;avrebbe meritato, ma &egrave; entrato ugualmente nel cuore degli appassionati, specialmente per quanto riguarda le derivate dalla serie.   

Dal nove volte campione del mondo alla leggenda della SBK, passando per Ben Spies e Casey Stoner. Tra i tanti nomi vincenti di inizio millennio, ne abbiamo scelti 10: ecco di chi si tratta

Da Rossi a Bayliss: i piloti pi&ugrave; iconici degli anni 2000

Negli oltre settant&#39;anni di storia del motomondiale si sono susseguite una serie di rivalit&agrave; storiche ed iconiche divenute nel tempo leggenda, tali da mitizzare storie e narrazioni sportive ed appassionare fan di tutte le et&agrave; e periodi storici. Il dualismo &egrave; da sempre un fattore d&#39;arricchimento in ogni ambito sportivo e non fa eccezione il motorsport, che anche in virt&ugrave; di una componente epica ed eroica legata al rischio e all&#39;azzardo, &egrave; stata terreno fertile per certi tipi di storie e appunto, di rivalit&agrave;.  A partire dal duello targato MV Agusta che all&#39;inizio degli anni 70&#39; vide protagonisti prima Giacomo Agostini e Mike Hailwood e poi sempre il quindici volte iridato, questa volta alle prese con Phil Read, intento a spodestare la leggenda italiana dal suo trono tanto all&#39;interno della gerarchia della casa italiana quanto in pista come riferimento assoluto. Sebbene nella sua lunga carriera &quot;Ago&quot; dovette fronteggiare tanti piloti con il quale ha poi instaurato una vera e propria rivalit&agrave;, come Renzo Pasolini e Kenny Roberts (memorabile la vittoria a Daytona nel 1974 contro l&#39;americano), quelle con Read ed Hailwood furono dualismi pi&ugrave; duraturi ed intensi.&nbsp;&nbsp;  Motocross, nasce Ducati corse off road: Ciabatti lascia la MotoGP  I rivali di Giacomo Agostini: da Mike Hailwood a Phil Read  Come accennato, la prima vera rivalit&agrave; degna di nota anche dal punto di vista mediatico fu quella tra Giacomo Agostini e Mike Hailwood. Uno scontro tra titani con l&#39;italiano che riusc&igrave; nell&#39;arduo compito di impossessarsi dello scettro di &quot;Mike The Bike&quot; nel 1966, un anno dopo il suo debutto in classe regina in cui termin&ograve; da vice-campione del mondo alle spalle proprio dell&#39;inglese. Dal punto di vista numerico tutti i piloti della storia del motomondiale perdono il confronto con Agostini, leader ogni epoca per ci&ograve; che riguarda il numero di vittorie dei GP e dei mondiali. 15 titoli e 122 vittorie complessive (se considerate tutte le classi) per il pilota bresciano, contro i 9 titoli e le 76 affermazioni nei GP di Hailwood.  Per ci&ograve; che riguarda la classe regina, i due incrociarono le loro ruote in pista per tre stagioni consecutive, dal 1965 al 1967, con un bilancio finale di 2 titoli a 1 in favore di Agostini, ma 16 vittorie a 9 per Hailwood. Nell&#39;ultima parte della sua carriera Agostini dovette scontrarsi con un altro pilota britannico, Phil Read, intenzionato a dimostrare il suo valore in sella alla stessa moto dell&#39;italiano. Al termine della sua carriera l&#39;inglese pot&egrave; vantare sette titoli complessivi e due affermazioni in classe regina, pi&ugrave; precisamente nel 1973 e 1974, sottraendo la corona proprio all&#39;invicibile Agostini, in grado di riprendersi il titolo nel 1975 ai danni proprio dell&#39;inglese.  Rainey-Schwantz l&#39;emblema dell&#39;era americana&nbsp;  Gli anni 80&#39; del motomondiale furono caratterizzati dal dominio dei piloti americani, in grado di conquistare 13 titoli mondiali su 16 campionati dal 1978, anno del primo titolo di Kenny Roberts, al 1993, grazie al mondiale ottenuto da Kevin Schwantz. Proprio l&#39;iconico pilota della Suzuki &egrave; stato protagonista, agli inizi degli anni 90&#39;, di una delle rivalit&agrave; pi&ugrave; intense e avvincenti della storia della classe regina, insieme a Wayne Rainey, quest&#39;ultimo in sella alla Yamaha. Due figure diametralmente opposte, sia per lo stile di guida mostrato in pista sia per gli aspetti caratteriali e di personalit&agrave;. Pi&ugrave; istrionico ed estroverso Schwantz, pi&ugrave; riservato e freddo Rainey; pi&ugrave; aggressivo e funambolico nella guida l&#39;alfiere della Suzuki, pi&ugrave; fluido e scorrevole il portacolori Yamaha. Il bilancio finale del duello tra i due recita tre titoli per Rainey, conquistati dal 1990 al 1992 e un iride per Schwantz, vinto nel 1993, per un totale (in carriera) di 25 GP vinti, uno in pi&ugrave; rispetto allo storico rivale.&nbsp;  Valentino Rossi e Max Biaggi infiammano i primi anni della MotoGP  L&#39;inizio del nuovo millennio ha sancito l&#39;alba di un periodo particolarmente aureo per la classe regina, trascinata, tanto in pista quanto sotto i riflettori, dal dualismo tra Valentino Rossi e Max Biaggi. Un felice binomio che fece la fortuna di Dorna, fan e addetti ai lavori, proprio in virt&ugrave; di una serie di differenze contrastanti che intrigarono tutto il contesto generale. Il giovane, carismatico e smaliziato Valentino Rossi, entr&ograve; con prepotenza sulla scena della top class, cercando di detronizzare Max Biaggi da pilota riferimento, quantomeno in terra italica. Seguirono anni di tensioni mediatiche e gare in cui non le mandarono a dire reciprocamente, il tutto, per&ograve;, a favore di uno spettacolo tecnico indiscutibile. Rossi, 9 titoli e 115 vittorie nel motomondiale, e Biaggi, 4 titoli (tutti conquistati nella classe &quot;250&quot;) e 42 GP vinti, condivisero il palcoscenico della MotoGP dal 2000 al 2005, con 10 vittorie del romano contro le 53 del pilota di Tavullia.&nbsp;  L&#39;ultima rivalit&agrave; in ordine cronologico ad infiammare la MotoGP per un periodo prolungato &egrave; stata quella tra Marc Marquez e Andrea Dovizioso, protagonisti di tre stagioni consecutive, dal 2017 al 2019, in cui si giocarono il titolo a suon di gare mozzafiato. In tutti e tre i casi la Ducati di Dovizioso dovette accontentarsi della seconda posizione in campionato alle spalle della Honda del campione di Cervera, che tuttavia ancora oggi riconosce nel forlivese il pilota che pi&ugrave; di tutti l&#39;ha messo in difficolt&agrave; nella sua carriera.    MotoGP: il bilancio della Sprint, la gara della discordia  &nbsp; 

Da Agostini-Hailwood a Schwantz-Rainey fino agli avversari di Valentino Rossi ed in ultimo il duello Marquez-Dovizioso. Ecco le rivalit&agrave; pi&ugrave; iconiche della top class

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